11/10/11

LA PELLE CHE ABITO | film di Pedro Almodòvar

Avvertenza importante: Alcuni film, come questo, perdono una parte del loro fascino se si sa già di che cosa parlano e, peggio che mai, se si conoscono i colpi di scena e il finale - Fedele al mio blog, vi racconterò di seguito tutto questo, con il rischio che, se non avete ancora visto il film, il gradimento di una vostra futura visione potrebbe risultarne compromesso. Siete avvertiti
Lo stimato chirurgo estetico Robert è anche suonato come una campana. Nella sua ricchissima villa fuori città tiene prigioniera una bellissima ragazza, reduce da qualche misterioso intervento operato su di lei nella sala chirurgica personale del dottore, che si trova nella stessa villa. La ragazza, Vera, è guardata a vista da Marilia, la fedele e affezionata governante personale di Robert. Vera, nella sua prigione dorata, servita e riverita, è tuttavia segregata dal mondo, e sembra coltivare al tempo stesso un desiderio di fuga e una mania suicida. E' costretta ad indossare costantemente un'aderente tuta elastica, che sembrerebbe nascondere chissà quali cicatrici.
Ad un tratto irrompe il figlio di Marilia, Zeca, da tempo lontano dalla famiglia e da poco uscito di prigione, un uomo abietto e dall'appetito sessuale prorompente. Dopo aver immobilizzato la madre, il bruto entra nella stanza di Vera e cerca di violentare la ragazza, dopo averle strappato di dosso la tuta ed aver rivelato un corpo assolutamente perfetto. Robert accorre poco dopo e uccide a pistolettate l'aggressore, prendendosi subito cura della traumatizzata ragazza.
Più tardi Marilia racconta a Vera che anche Robert è suo figlio, cosa che nemmeno il dottore sa. E così racconta a Vera la storia dell'uomo.
Sposato con la bellissima Gal, da cui ha avuto una figlia chiamata Norma, Robert aveva scoperto che la moglie lo tradiva con il fratellastro Zeca, il quale, nel tentativo di fuggire con lei, aveva causato un incidente d'auto in cui la donna era rimasta arsa viva. Sopravvissuta al terribile rogo dell'auto, Gal ha lungamente agonizzato mentre il marito, pazzo di dolore, ha continuato a cercare invano di ricostruire il suo adorato aspetto fisico, finchè la donna, al colmo della disperazione, non si è gettata dalla finestra morendo ai piedi della figlioletta, ormai adolescente.
Tempo dopo, apparentemente riemersa dallo shock, la giovane Norma partecipa con il padre ad una festa mondana, durante la quale viene avvicinata da un ragazzo del luogo, Vicente. Questi, reso ebbro dal vino e dagli stupefacenti, fraintende l'abulica arrendevolezza della ragazza e si convince che lei sia disponibile a lasciarsi sedurre. Nei giardini della villa Vicente inizia un rapporto sessuale con Norma, ma la ragazza d'improvviso lo respinge urlando come una pazza. Il padre accorre mettendo in fuga Vicente, convinto che abbia violentato la figlia. Il fragile equilibrio mentale di Norma è irrimediabilmente compromesso: la ragazza, nuovamente ricoverata in clinica, poco tempo dopo si toglie la vita gettandosi nel vuoto, esattamente come aveva fatto la madre.
Robert è furioso e medita vendetta. Di notte, mascherato, rapisce il giovane Vicente e lo rinchiude nei sotterranei della villa, dove lo tiene incatenato a lungo in condizioni deplorevoli e ai limiti della denutrizione. Tempo dopo riunisce uno staff di assistenti medici compiacenti e lo sottopone ad un'operazione di vaginoplastica. E infine inizia una serie di complesse operazioni plastiche su tutto il suo corpo, mediante le quali, dopo molto tempo, Vicente viene trasformato in Vera, la ragazza stralunata ed assente che abbiamo conosciuto all'inizio, il cui volto tra l'altro è una riproduzione quasi perfetta di quello di Gal, la moglie perduta di Robert.
Tornati al tempo presente, scopriamo che Vera sembra ormai davvero un'altra persona, evidentemente dimentica della sua identità originaria. Ora, guarita nel fisico e apparentemente anche nella mente, viene lasciata libera di aggirarsi per la casa, sebbene Marilia dubiti di lei e cerchi di mettere in guardia il figlio.
Dopo una notte passata con la sua nuova compagna, Robert scopre a sue spese che in realtà Vera non ha mai dimenticato il suo passato ed il male che ha subito ingiustamente. Prima di sparare e uccidere Robert, gli ricorda che lui non ha mai violentato Norma. Poco dopo la ragazza uccide anche Marilia, accorsa in aiuto del figlio.
Alla fine Vera fugge dalla villa degli orrori e torna nel negozio di sartoria della madre, che non si è mai rassegnata alla scomparsa del figlio. Qui giunta, Vera cerca di farsi riconoscere per quello che era e di farsi accettare per quello che è diventata.
In questo film insolitamente poco parlato, rispetto alle sue abituali produzioni, Almodòvar sembra aggirarsi piuttosto in un terreno ben più familiare al canadese David Cronenberg, dal cui cinema sembra mutuare i temi della metamorfosi, fisica e psicologica, quello della "malattia" del corpo, della necessità di una cura, del rapporto tra forma estetica e contenuto dell'anima. Non a caso, proprio come i film di Cronenberg, anche questa pellicola risulta fredda, alienante, ai limiti del parossismo e del grottesco, e comunica sensazioni contrastanti di ripulsa e di coinvolgimento nello spettatore, incatenato agli eventi ed in balìa delle stravaganze emozionali contenute nel racconto.